L'utilizzo del vermicompost di lombrico nei vigneti
Uno dei settori produttivi maggiormente studiati negli ultimi anni, anche in termini di sperimentazioni, per quanto riguarda l’apporto di vermicompost da letame è senza dubbio la VITICOLTURA.
Sono stati prodotti studi e prove in pieno campo, con la stesura di articoli su diverse riviste di settore ma anche tesi di laurea presso corsi di viticoltura ed enologia di importanti dipartimenti universitari italiani. Nel dettaglio, sono state approntate sperimentazioni in Piemonte, nelle province di Biella e Novara, in parcelle di terreni che si caratterizzavano per essere sabbiosi e a pH acido con una conseguente influenza sulla quantità e qualità della sostanza organica oppure in suoli ricchi di materiali e con scheletro prevalente. Da questo ne derivava che la sostanza organica era facilmente ossidata, con il risultato di avere suoli organicamente e microbiologicamente poveri. L’apporto di un buon quantitativo di humus di lombrico, distribuito a file alterne su tutto il vigneto trattato e interrato per circa 10/15 cm, ha permesso di constatare il raddoppio della biomassa del suolo che è il più importante indicatore della sua fertilità biologica.
La biomassa è costituita da organismi di svariate dimensioni, dai più piccoli come batteri, alghe o funghi ai più grandi tra cui appunto i lombrichi e altri insetti.
In generale l’utilizzo dell’humus di lombrico nel vigneto porta ad uno sviluppo più rapido della pianta, aumentando significativamente il numero delle radici, in un periodo relativamente ridotto e accorcia il tempo della prima fruttificazione delle viti. Tutto questo porta alla riduzione dei costi, ad un’immissione precoce sul mercato e a vigneti più redditizi.
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